beata ignoranza

"BEATA IGNORANZA" diceva sempre la mia maestra delle elementari. 
Crescendo mi sono convinta che quella frase fosse riferita semplicemente al fatto che agli ignoranti è preclusa qualunque preoccupazione. 
Non sapere e non farsi domande, non porsi il problema, accontentarsi di quello che si ha, che si vede, che ti dicono.
Venire imboccati da chiunque per tutta la vita non costa nessuna fatica e sopratutto ti mette in quella situazione di soddisfazione che appaga perché non ti manca nulla e perché nessuno potrà mai fartene una colpa. "Non è colpa sua, non sapeva"...
Ho riscoperto a quarant'anni un nuovo significato a questa esclamazione.
Quando sei ignorante, e vi posso garantire che ognuno di noi lo è in qualcosa visto non si può essere a conoscenza di qualunque cosa, (nemmeno Google lo è tanto è vero che mi è capitato di fargli delle domande alle quali con mia immensa soddisfazione nemmeno lui ha saputo rispondere)...dicevo che quando sei ignorante in qualcosa non sempre ti scatta quella voglia di sapere, anche se ti ritieni particolarmente intelligente. A volte non ti rendi nemmeno conto di quanto sia grande la tua ignoranza ma la tua ignoranza più grande consiste proprio in questo.
Io per esempio sono nata in Lombardia, cresciuta in Piemonte, da genitori emiliano e veneta.
Fin da quando ero soltanto 'una pancia' tutte le estati le ho trascorse nei pressi di Bosco Mesola, proprio lì dove ha avuto origine il mio cognome così ingombrante. Da bambina chi se ne frega di queste cose? Io aspettavo tutta l'estate per andare alla 'Malimpiera', per incontrare i miei zii e i miei cugini, Ilaria e Christian, per giocare con gli animali della cascina, per pescare i pesci sul canale e poi darli da mangiare a tutti i gatti che si radunavano lì accanto e che aspettavano affamati.
Attendevo agosto per correre lungo quelle spiagge immense al Lido di Volano, per gridare tra le onde gonfie di vento, per fare castelli di sabbia, per incontrare gli amici dell'anno prima e che arrivavano da tutta l'italia. Ero bambina e nessuno pretendeva che sapessi qualcosa... beata ignoranza!
Poi cresci, cominci a essere stanca di rispondere "non lo so" ogni volta che qualcuno ti chiede "come mai due cognomi?" 
E nonostante tutto ti arrabbi quando lo stesso passa sotto 'mutilazione d'ufficio' soltanto per comodità o per facilità di trascrizione.
Dopotutto quello è sempre il tuo cognome, fa parte di te e non è molto corretto eliminare una parte di te senza il tuo permesso per quanto possa essere scomoda o fastidiosa, altrimenti personalmente avrei incominciato dai fianchi e non certo dal cognome.
Per anni ho trascinato quel 'Rinaldi' dovendo litigare col mondo intero per non abbandonarlo lungo la strada, anche solo per rispetto nei confronti di mio padre e di mio nonno che me lo avevano lasciato in eredità e che sicuramente avevano faticato altrettanto per mantenerlo.
Noi Biolcati Rinaldi siamo orgogliosi,  testardi, siamo tenaci, pignoli, a volte esasperanti, non lasciamo perdere mai...Questa è la caratteristica che ci ha aiutato a mantenere il cognome intatto anche dopo quattrocento anni.
Poi quasi per caso una serie di eventi e di situazioni ti portano inaspettatamente a scoprire che quella parte del cognome che ti sei portata dietro senza sapere davvero il perché era uno stratagemma del tuo pazzo antenato che ben quattrocento anni fa, mentre gli altri si preoccupavano di galleggiare tra le paludi e di tenere lontano il diavolo con strani riti pagani, lui aveva già immaginato che un giorno avrebbero inventato Facebook che avrebbe permesso a tutti i suoi nipoti di riconoscersi e di incontrarsi e magari di andarlo a trovare a casa sua a Torre Abate di Santa Giustina. Alla fine comunque quello che vorrei far notare è che sono gli altri che si sono arresi e alla fine si sono rassegnati a chiamarci e a scriverci col nostro cognome per intero, e questa è la differenza principale tra noi e quelli che lasciano perdere...
Dopo aver passato splendidamente e sicuramente troppo in fretta la sera del 29 settembre, il famoso BIOLCATI RINALDI DAY, non ancora abbastanza paghi di tutte quelle emozioni e informazioni, abbiamo deciso di darci appuntamento davanti al Castello di Mesola, invitati da Lorenzo che ci aspettava pieno di entusiasmo per raccontarci la storia di quel territorio dove avevano avuto origine le nostre radici.
È lì che ho riscoperto un altro significato a quella affermazione: "beata ignoranza".
Sapevo di non essere preparata sulla storia della mia terra di origine, sapevo di non essere mai stata abbastanza attenta nemmeno ai ricordi di famiglia, agli aneddoti, e quindi di aver perso anche la storia più recente, quella che riguardava mio padre o mio nonno che comunque era mancato molto giovane e non aveva avuto il tempo o il modo di raccontarmi la maggior parte delle cose ma che comunque mi aveva lasciato altri ricordi più semplici e incancellabili, quelli che solo l'infanzia riesce a conservare così bene.
IN ogni caso avevo avuto la fortuna di sedere accanto a Lorenzo la sera prima e di venire a conoscenza di  diverse informazioni che non sono scritte sui libri. Quello che ci ha raccontato il giorno seguente è stata la storia vera e propria che iniziava secoli prima di noi, con tanto di ambientazioni, mappe e non so se fosse attribuibile alla mia fervida immaginazione o alla sua capacità di esposizione ma vi posso garantire che in certi momenti mi sembrava proprio di averci vissuto in quelle valli dove l'acqua era l'elemento predominante e dove mi immaginavo una antica versione di me, col mio carattere e la mia testa di legno che doveva avere a che fare con quelle leggi, con quelle persone, con quel modo di vivere...
Essere ignoranti e avere qualcuno a propria disposizione che sfama la tua ignoranza con entusiasmo e piacere, solo per il proprio bisogno di divulgare la verità e la propria conoscenza in un modo così piacevole e sopratutto semplice e famigliare non è una cosa che capita a tutti e quindi cosa vi posso dire?
Beata ignoranza! E menomale che c'è sempre qualcosa anche su noi stessi, oggi e domani, che possiamo e riusciamo ad imparare,  ma sopratutto menomale che qualcuno in modo così semplice e genuino e senza un'ombra di superbia è capace e disponibile ad insegnarcelo.
(Grazie da una grande, immensa...oggi un pochino meno ignorante. Silvia)

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