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Visualizzazione dei post da gennaio, 2021

MA QUALE GIUSTIZIA?

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Ma quale giustizia? La giustizia non cè, la giustizia non esiste e non è mai esistita. La giustizia è un mito, una leggenda, qualcosa che bramiamo, che idealizziano, qualcosa di cui sentiamo parlare fin da piccoli da genitori, insegnanti, dalla gente. Bisognerebbe insegnare immediatamente ai bambini che la giustizia è una favola terribilmente cinica inventata per rendere la nostra esistenza più accettabile, bisogna prepararli al fatto che la vita è fatta di molti ingredienti, di sacrifici, di dolore, di sconfitte, di delusioni, di rinunce e nessuna di queste cose verrà ripagata dall idea della giustizia che eroicamente ci siamo costruiti dentro di noi. Non cè giustizia nelle ricompense che la vita ci riserva, nel vedere bambini che muoiono di fame e di malattie incurabili, piccole vite buttate per le strade come animali randagi in cerca di cibo, di generosità o di ingenuità, bambini picchiati, sfruttati, venduti e comprati come una vergognosa merce illegale, giovani umiliati nell'o

IL MIO FOGLIO BIANCO

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Se non fosse per il mio maledetto vizio di osservare gli occhi della gente sarei invincibile.  Beato te che non ti scomponi mai, che non pensi troppo alle parole da dire e ancora meno a quelle già andate. Beato te che non ti volti mai indietro e ignori il prodotto delle tue azioni e delle tue parole sul volto delle persone che incroci. A me a volte basta solo uno sguardo per farmi vacillare, per farmi  dubitare, per  aprire sulla mia armatura di acciaio una piccola crepa che con il tempo diventa un varco dal quale non so mai se entrarà luce oppure oscurità.  Tu vai sempre dritto, calmo sulla tua strada, e scrivi chiaro col nero sul bianco senza fare troppo caso alle righe, alle macchie...ai fogli umidi, alle lacrime. Io invece strappo via asfalto ghiacciato con le mie gomme infuocate da rabbia indomabile, sempre inquieta, sempre con un occhio sullo specchio retrovisore, lascio indietro tutti i colori che mi hanno percorsa. C'è una gran confusione di inchiostro, di sangu

HO FATTO UN SOGNO (13 marzo 2020)

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HO FATTO UN SOGNO eravamo tutti sui social a fotografare cibo e a farci i selfie. Ci lamentavano del lunedì, delle voci fastidiose la mattina, della gente che non saluta, dei colleghi antipatici e leccaculo, del traffico, della coda alla cassa, del sole fuori mentre noi al lavoro, della noia mortale che non ti fa uscire di casa la domenica, dei panni da stirare, della pioggia dopo che hai lavato la macchina. Poi un giorno si udì un colpo di tosse. Poi uno starnuto. E come in una bizzarra catena di Sant'Antonio improvvisamente in tutto il mondo si udirono colpi di tosse. Tutti puntarono il dito sull'Italia - è stata lei! È stata lei! - l'Italia, pallida, col respiro corto e l'aria colpevole non aveva forza di combattere, si limitò a guardare la Cina in cagnesco perché era stata lei la causa di tutto, ma la Cina in quel momento aveva i suoi problemi da risolvere e anche l'Italia cominciava a sentirsi sempre peggio. Il virus stava velocemente prendendo il sopravvento.

IL DOLORE IN VETRINA

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Diffido di chi fa bellamostra delle sue cicatrici, di chi fa propaganda della propria sofferenza e cerca solidarietà e compassione spogliandosi di tutte le sue debolezze sotto agli occhi avidi del mondo intero. Ho più stima di chi prova in ogni modo a nascondere le ferite, di chi è riuscito a curarle da solo per guarire più in fretta, per il timore di venire giudicato un debole o di essere troppo vulnerabile e quindi soffrire ancora.  Le persone migliori che ho conosciuto hanno imparato a piangere al buio, nel silenzio assordante tra le pareti della propria anima, alcune di loro non hanno più lacrime in quegli occhi che trasudano rabbia, e speranza e rivincita, e ancora...bisogna aver viaggiato nel buio per trovare un tesoro nel buio, per arrivare fino là in fondo senza fermarsi, per capire che certi occhi non cercano guerra ma pace, non cercano approvazione da chi vuole solo comprare sofferenza e rivenderla in cambio di un sogno o di un voto. La sofferenza, quella autentica non ha un

L'AMORE DELL'ODIO

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Ammettiamo per un attimo che Dio esista e facciamo contenti tutti. Un Dio, unico e solo che ogni individuo sulla terra chiama in modo diverso, oppure una congregazione di varie divinità che si dividono vari settori dell'umanità. Chi non ci crede lo chiama DESTINO o CASO, tutti gli altri a seconda della loro religione lo chiamano Dio o Buddah, Geova, Adonai, krishna, Allah...e in altri modi che non serve elencare. La religione non è altro che l'interpretazione personale di leggende e fatti tramandati nei secoli dalle varie generazioni. Non credo che un Dio che voglia chiamarsi in qualsiasi modo abbia predicato l'odio, lo sterminio, nemmeno per diffondere la propria religione, ammesso sempre che sia esistito ovviamente. Allora oggi accendo la tv e sento questa notizia di due terroristi, fondamentalisti che irrompono nella sede di un giornale 'satirico', a Parigi, armati fino ai denti terrorizzando e uccidendo 12 persone, tra cui due poliziotti intervenuti nell'ese

IL MIO DISEGNO DI ME

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È stato mio padre il mio primo intransigente, implacabile maestro. Abbiamo impiegato anni a combattere guerre senza tregua, lui attaccandomi continuamente e facendomi sentire inadeguata in ogni situazione con l'unico intento di farmi diventare migliore degli altri, io invece ribellandomi a quell'esempio di ragazza rassicurante, senza dubbi o tentennamenti, incrollabile e schifosamente perfetta che lui aveva sempre voluto diventassi. Ma se quello era lo standard migliore che la vita mi proponeva non sarei mai stata la migliore perché mi sapevo completamente diversa. Credo che con gli anni mio padre si sia rassegnato o forse abbia capito che essere diverso significa soltanto essere diverso...Non il  migliore. Qualunque cosa fossi diventata sarebbe stata solamente una evoluzione, una versione forse migliorata di me stessa ma la cosa certa è che sarei stata sempre ostinatamente, semplicemente...io. Così ho smesso di sentirmi sbagliata perché non corrispondevo alle sue aspettative,