IL DOLORE IN VETRINA

Diffido di chi fa bellamostra delle sue cicatrici, di chi fa propaganda della propria sofferenza e cerca solidarietà e compassione spogliandosi di tutte le sue debolezze sotto agli occhi avidi del mondo intero.
Ho più stima di chi prova in ogni modo a nascondere le ferite, di chi è riuscito a curarle da solo per guarire più in fretta, per il timore di venire giudicato un debole o di essere troppo vulnerabile e quindi soffrire ancora. 
Le persone migliori che ho conosciuto hanno imparato a piangere al buio, nel silenzio assordante tra le pareti della propria anima, alcune di loro non hanno più lacrime in quegli occhi che trasudano rabbia, e speranza e rivincita, e ancora...bisogna aver viaggiato nel buio per trovare un tesoro nel buio, per arrivare fino là in fondo senza fermarsi, per capire che certi occhi non cercano guerra ma pace, non cercano approvazione da chi vuole solo comprare sofferenza e rivenderla in cambio di un sogno o di un voto.
La sofferenza, quella autentica non ha un prezzo o un valore e non può essere acquistata o saldata, non è una medaglia o un attestato di doti particolari.
Meglio fare invidia che fare pena.
E non importa se domani sarai  ancora nell'angolo buio, travisato, frainteso, etichettato...Le persone vere non lo vogliono l'obolo d'oro perché hanno imparato a incassare e curarsi e in silenzio, con calma  ricaricano il colpo, sapendo che dal cielo si vede tutto...
Il cielo è la miglior prospettiva possibile e l'unico applauso che vogliono meritare un giorno, dovrà arrivare da lì.

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