METAMORFOSI

Ma tu parli col cane? Mi chiedono.
Se ci parlo? Io col mio ci faccio interi discorsi, sempre, ma soprattutto quando siamo in passeggiata.
Perché Loki è uno di poche parole, diciamo, ma ama ascoltare.
Lui si fa capire molto bene a gesti e soprattutto con i toni della voce e di rimbalzo è molto sensibile alle variazioni della mia voce.
Lui guida, si. Ed io gli parlo.
Perché noi si va in giro rigorosamente col tre metri dalla Julius, quello che alla corda della tapparella gli fa un baffo storto. Tre metri più un braccio per l'esattezza (perché il mio destro oramai è diventato un flexy) sbattendocene beatamente della legge che vuole al massimo il metro e mezzo.
Noi viviamo nella savana e quindi chissene.
A Loki piace saltare di la e di qua come un canguro infilandosi forasacchi in ogni anfratto per correre dietro a qualche selvatico senza distinzione, sia esso una lepre o un cucciolo di gnu.
Loki deve essere libero di andare ovunque e maledetta me che non sono in grado di seguirlo fisicamente senza farmi trascinare ad un certo punto come un cencio supplicandolo di rallentare.
E non faccio nessuna fatica finito il turno di notte a levare scarpe di ferro, divisa, maschera e cappello per infilarmi a piedi seminudi nei prati, in mezzo a sentieri sassosi o nel torrente per seguirlo fin dove l'acqua lo soddisfa davvero.
Il mio obiettivo è vedere spuntare quel sorrisone come un "grazie" in mezzo al suo musetto bianco e nero. 
Che poi sono io che dovrei davvero ringraziarlo, perché anche se non l'avrei mai fatto prima non è affatto un sacrificio passare dall'odore di vernice e diluente, dal rumore assordante di grossi macchinari al profumo ed al tocco del grano, del timo, dell'erba appena tagliata, al suono del vento tra le foglie, al canto allegro degli uccelli e dei grilli.
E che siano i primi timidi raggi dell'alba o gli ultimi, tiepidi del tramonto, gli abbracci del sole sono sempre carezze vere e sincere, quelle di cui davvero un giorno potrei sentire la mancanza.
Davvero io ci parlo col mio cane,  osservando tutte queste cose. 
Di tanto in tanto gli domando qualcosa e lui, che normalmente incede come un soldato, mi rivolge uno sguardo veloce di risposta. 
Quando sono particolarmente taciturna insiste con quello sguardo all'indietro come a dire "oh... Ci sei ancora?" .
Gli ho insegnato a non avere paura degli altri cani. Neanche quando ci attaccano improvvisamente.
Gli ho insegnato che quando siamo insieme non deve avere paura di niente. Lui difende me, io difendo lui.
Insieme siamo intoccabili.
Loki non si ferma mai. 
Tranne quando gli dico "aspetta aspetta che ho un sasso nella scarpa!" Lì si immobilizza come se sapesse che fastidio può dare un sasso nella scarpa, e forse per ricambiare il favore per tutte le volte che infilandosi una spina nei polpastrelli solleva la zampa guardandomi con quegli occhi "levami sta roba per cortesia!"
Io gli cammino dietro, non pretendo che stia al passo, di fianco a me come "un bravo cane" non deve tenere coda alta ed orecchie dritte al mio comando, o sdraiarsi quanto lo decido io.
Lo voglio genuino, spontaneo, meravigliosamente imprevedibile, bellissimo con quello sguardo attento e curioso mentre punta qualcosa nei cespugli, mi piace quando si immobilizza per poi crollare come un sasso in mezzo all'erba bagnata rotolandosi per bagnarsi tutto facendo quello verso di godimento.
Lo seguo osservando le cose semplici e davvero belle della vita.
Dopotutto io conosco la strada ma è lui che me la sta mostrando davvero. 
In fondo se fossi una "fortunata", una sfondata di soldi insomma, a tutte queste bellezze forse non farei caso e per me la vita bella sarebbe tutt'altro. Faccio un passo dietro l'altro, sempre avanti,  penso a tutto quello che vorrei mettere nero su bianco una volta a casa ma so già che e una volta rientrata, come in un incantesimo non ricorderò che la metà di tutti i pensieri fatti. 
Penso che domani dovrò infilarmi di nuovo dentro quelle scarpe di ferro, dentro quella maglia di juta, dentro quella scatola di cemento dove passerò otto ore a urlare per farmi capire, per domandare qualcosa senza ottenere mai veramente una  risposta.
Sognando il suono della sirena.
Insomma si, io col mio cane ci parlo, molto volentieri e senza nessuna fatica,  ma la cosa sconvolgente non è tanto che io parli con lui.
Il vero prodigio è che lui ancora mi ascolti ed in qualche modo con estrema  semplicità mi risponda... Considerando la fatica che faccio per ottenere un risultato vagamente paragonabile da gran parte dei miei simili.
O forse sto diventando anch'io un cane, forse lo sarò in un'altra vita, il che farebbe di me una creatura un po' più sfortunata forse, ma assolutamente e indiscutibilmente una creatura superiore e divina ❤️
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