IL CUSTODE

Le tende di lino bianco ormai ingiallito dal tempo e dal sole appese alle finestre lasciavano filtrare una luce calda che rotolava sul pavimento di legno, scheggiato e ruvido della stanza, il letto matrimoniale era come un altare là in mezzo, non sembrava composto di un solo materasso ma di almeno due o tre materassi sovrapposti, tanto era alto, e lui era li in mezzo, buttato come un foulard strappato da qualche capigliatura profumata e adagiato stancamente sull'erba di un prato dopo aver volato per molti cieli. 
Era lì, tranquillo come chi non aspetta nessuno perchè sono anni che nessuno visita più la sua casa, un pochino annoiato forse, di quella noia che apprezzi quando sei consapevole di aver ormai affrontato tutto ciò  che in passato ti faceva tremare di paura. 
Era lì nella sua casa, povera ma dignitosa, con le sue vecchie cose a rassicurarlo e quel sole, che oggi faceva un gran rumore e che ogni volta si infilava in casa senza permesso dopo una giornata buia, stranamente non lo infastidiva, i suoi raggi caldi gli accarezzarono qualcosa dentro che era più di qualche strato al di sotto della  pelle.
All'improvviso sentì bussare alla porta, in un modo così  delicato che lo ignorò, pensando di averlo solo immaginato, poi l'orecchio si tese, persuaso di aver sentito ripetere quei colpi, e solo quando ormai il semplice bussare si trasformò quasi in colpi violenti, l'inquilino scattò seduto e poi a passo veloce verso la porta di legno che sembrava tremare sotto quelle manate insistenti.
-Un momento! un momento!-  gridò avvicinandosi col cuore che gli rimbalzava in gola. E senza nemmeno chiedere chi fosse, vuoi per la curiosità di ricevere una visita dopo anni di solitudine, vuoi per interrompere  quella palese sofferenza alla sua già malmessa porticina di legno, finalmente aprì.
- Buongiorno!- rispose l'ometto che si trovò davanti, ben vestito in un abito scuro, con una camicia azzurra rigata ma senza accessori di lusso. Aveva un'eleganza quasi professionale, come può esserlo un notaio o un impiegato di banca, o un impresario di pompe funebri per esempio....la cosa più sbalorditiva era però la statura di quell'uomo che non poteva essere alto più di un metro e mezzo e con le mani piccole e affusolate come quelle di un roditore, il naso affilato e i suoi occhi grandi e neri, nei quali si faceva fatica a distinguere le iridi, si incollarono a quelli del padrone di casa come avessero delle ventose, non appena la porta si aprì.
Difficile pensare che quel piccolo uomo potesse esercitare una tale violenza su una porta di legno da ingresso, per quanto malconcia, ad ogni modo si trovava lì, e non c'era nessun altro vicino a lui, e intorno alla casa solo arbusti selvatici e il rumore degli uccelli.
- Buongiorno a lei! in cosa posso aiutarla? si è forse perso? ha avuto noie con la macchina?.....oh no! non sarà....spero proprio che non siate riusciti ad arrivare fin qui....-  l'ometto lo fissò con aria confusa  ed interrogativa senza emettere un fiato. -Insomma...non sarà uno di quei venditori di enciclopedie o altre merci varie porta a porta? di solito nemmeno voi avete voglia di spingervi fin qui, no perchè guardi che se è così...- ma la sua domanda venne troncata malamente -Non dica sciocchezze per cortesia! le sembro forse un venditore ambulante?-
-Davvero non saprei, sono anni che non cercano più di vendermi nulla, credo si siano rassegnati, non ho idea di come si sia evoluta questa specie, ma di sicuro vista la sua natura tenace e combattiva deve aver studiato nuovi metodi per sopravvivere alla concorrenza- ridacchiò l'uomo.
Esasperato l'ometto abbandonò la sua aria impettita e lasciando crollare le braccia stancamente lungo i fianchi sospirò -NO! Sono qui per la valutazione-
-La valutazione?-
-Si, la valutazione della casa-
-La casa....La mia casa?-
-Lei è il proprietario?-
-Veramente io sarei...il custode. Ma sono io che mi occupo di tutto qui dentro, da sempre, e lo faccio da solo....da sempre-
L'ometto si guardò intorno con sguardo severo -Beh, non mi pare davvero che abbia fatto un gran lavoro-  esordì indugiando con i suoi grandi occhi neri in ogni angolo come se stesse fermando le immagini nella sua testa piena di neuroni in movimento e scattando ipotetiche foto da riproporre nel personale dossier che ancora doveva essere steso per la valutazione della casa.
L'edificio non era grande, ma gli spazi  vitali erano ben proporzionati, una cucina rustica, comoda ma essenziale, senza chincaglierie, senza attrezzi, non un mestolo o una presina appesi, ma solo quadretti che ritraevano gatti, gatti in tutte le posizioni. 
Un vecchio divano di legno con i braccioli a riccioli, e la copertura di velluto che ritraeva paesaggi campestri si trovava in fondo al soggiorno, aveva l'aria di essere molto scomodo e in alcuni punti anche un pochino sfondato, ma era stato pettinato e riverniciato in modo superficiale, in modo che fossero ancora visibili le scheggiature ed i graffi che il tempo aveva lasciato su di lui.
I locali erano ben illuminati in quel momento, ma l'ometto notò che in tutte le finestre, oltre alle classiche tendine ricamate di lino ingiallito, un tendone di velluto scuro era raccolto su un fianco, appeso ad un lungo bastone che sovrastava la finestra.
-A che le serve una doppia tenda mi scusi? e poi così coprente?- domandò incuriosito
-A che serve una tenda?- a non far vedere a chi è fuori quello che c'è dentro, mi pare ovvio- rispose il custode con aria scocciata.
L'ometto non volle innervosire ulteriormente il padrone di casa e non disse altro, ma mentre si incamminava a passi lenti nel cuore della casa col suo taccuino in mano per prendere qualche appunto, notò una cosa che era presente in ogni ambiente: libri, libri di ogni genere, colore e dimensione, libri nuovi, vecchi, libri contrassegnati dai classici codici delle vecchie biblioteche, libri per bambini, enciclopedie, con copertine di pelle, ricamati sul dorso, libri di carta di papiro.....ce n'erano ovunque, su mensole, sul camino tra i quadri, sui mobili appoggiati stancamente con qualche nastro che penzolava da in mezzo alle pagine come segnalibro, sul pavimento in qualche artistica piramide improvvisata, l'ometto era sicuro che se avesse controllato ne avrebbe trovato qualcuno anche nel locale da bagno.
C'era un gran disordine dappertutto, e forse la presenza di tutti quei libri, anche se massiccia era sfuggita allo sguardo attento del valutatore perchè erano ben inseriti in quell'ambiente incasinato ma sorprendentemente pulito.
Il pavimento ricoperto di assi di legno era consumato e gonfio e scricchiolava al passaggio in diversi punti e forse alcune piccole pile di libri erano state depositate proprio nei punti più critici.
Le pareti non erano colorate dall'interno, o almeno non più, si notavano i resti di qualche tinta vivace e calda che forse molti anni prima era stata data per conferire un tono di allegria a quella modesta abitazione, e che avevano lasciato il posto a profonde crepe che erano state stuccate a regola d'arte, e che solo un osservatore attento, da molto vicino, avrebbe potuto notare.
-Insomma lei è qui per decidere quanto vale la mia casa?- domandò il custode che fino a quel momento era rimasto vicino all'ingresso limitandosi a seguire il tecnico  con lo sguardo. 
-Nossignore!- rispose il valutatore -non fa parte del mio lavoro, non è questo il mio compito-
-E quale altro tipo di valutazione della casa dovrebbe fare?- chiese confuso il custode.
A quella domanda il piccolo umano-roditore si voltò di colpo e agganciò gli occhi del custode con quelle sue ventose nere, avvicinandosi velocemente come se non avesse nemmeno i piedi ma le ruote -Io sono qui per valutare....se l'edificio è sano, se può essere abitato ancora, insomma devo rilasciare il NULLA OSTA....se lo riterrò opportuno naturalmente!- 
Il custode rimase con la boccata di ossigeno bloccata in gola e gli occhi spalancati ed increduli mentre la testa e le spalle erano ancora incollate alla parete, poi emise finalmente quel respiro che scoppiò in una risata fragorosa che fece sussultare le assi del pavimento
-Hahahahahaha....ma per favore...e io dovrei crederle? ma a chi dovrebbe interessare, scusi?-
-A chi?-
-Si, A CHI dovrebbe interessare se questa casa dentro cade a pezzi?- in quel momento il tono del custode si fece minaccioso e questa volta fu lui ad andare incontro lentamente al suo interlocutore. - Chi si accorge se le pareti dentro sono dipinte di bianco o di azzurro o di giallo canarino? Chi fa caso se le pareti sono ricoperte di crepe o di vivace e pregiatissima carta da parati? chi li vede i libri sul pavimento o i vestiti ammucchiati sul letto e sulle sedie anzichè nei mobili e nei cassetti ben piegati? chi controlla se qui dentro si mangia con le posate o a mani nude o addirittura con la faccia infilata nel piatto come fanno i gatti? Chi si accorge se esce fumo dal camino e si domanda se la casa è calda in pieno inverno o più fredda dell'inverno stesso? CHi? Avanti me lo dica!!!-
Al piccolo uomo uscì solo un sussurro -Lei, Signore- rispose abbassando lo sguardo nero che sembrava gocciolare lasciando piccole pozzanghere scure sulle assi del pavimento. -Io sono qui per fare la mia valutazione, e sappia che la sua non è l'unica casa a cui ho fatto visita oggi, ma di sicuro è quella che mi ha lasciato più soddisfatto, la trovo solida, un pochino malconcia, mooolto disordinate, ma luminosa, e pulita. La sua casa è confortevole, ma credo che dovrebbe darle una sistemata se un giorno dovesse decidere di ospitare qualcuno, potrebbe spaventarsi di tutte queste....idee.
Si, la sua casa è robusta e me ne sono convinto passando le dita su quelle crepe, se non è crollata con quelle scosse non cadrà tanto facilmente e ho notato che sa nascondere bene le sue imperfezioni aiutandosi con i libri. Credo che potrò rilasciarle il nulla osta senza problemi, così lei potrà finalmente togliere quegli orribili tendoni dalle finestre e accendere il camino quando farà freddo, potrà tagliare l'erba all'esterno e liberare il sentiero che conduce fin qui dagli arbusti selvatici che vi sono cresciuti in questi anni.... non dovrà più fingere che questa casa sia disabitata!- concluse il valutatore strizzando l'occhio - non ce n'è più bisogno-.
A quel punto il custode rimase impietrito e quasi vergognandosi per essersi reso conto che era stato "smascherato" fece un'ultima domanda imbarazzata prima di veder allontanare l'ometto che stava già dando le spalle all'entrata per andarsene -Chi la manda?-
-Veramente la domanda giusta sarebbe: Chi la chiama? Voi, mi chiamate voi, quando le vostre case cominciano a fare rumore, troppo rumore, anche se tentate di abbellirle e le riempite di centrini ricamati e soprammobili pregiati, anche se una volta a settimana spostate la disposizione dei mobili o ridipingete le pareti, quando una casa comincia a fare rumore è preoccupante perchè spesso è troppo fragile e potrebbe crollare alla minima scossa, allora bisogna che si prendano provvedimenti e si chiuda quella casa, ma solo chi ci vive può mandare la richiesta per la valutazione, oh non sa quanti poveracci sono rimasti sotto le macerie della loro bella casa perchè si rifiutavano di mandare la richiesta!-
-Ma io....non ho mandato nessuna richiesta!-
-Oh si che lo ha fatto, lo ha fatto eccome!- 
-E quando?-
-Quando oggi il sole è entrato dalla sua finestra, ha rotolato sulle assi del pavimento della sua camera da letto facendole scricchiolare e anzichè alzarsi dal letto e chiudere i tendoni di velluto per farlo smettere come fa di solito....lei è rimasto fermo e lo ha lasciato entrare, quella era la sua richiesta-.
Il piccolo uomo si allontanò con un sorriso soddisfatto ed il custode rientrò nella sua incasinatissima ma solida  casa e felice la passò tutta con lo sguardo. 
Prese la scala, spalancò tutte le finestre e uno dopo l'altro tolse tutti i tendoni che le sovrastavano.
Il sole inondò ogni angolo di ogni stanza riempiendole di luce e scaldando le pareti e le loro crepe, che diventarono sempre più leggere e sottili come le cicatrici in via di guarigione e nel giro di poco tempo... la casa smise di fare rumore.
#SilviaSimonaBiolcatiRinaldi

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