L'ALBERO DEI CRISTALLI

L'ALBERO DEI CRISTALLI
(racconto di una storia vera)

Quando incontrai i suoi occhi la prima volta ebbi l'impressione di aver fatto un viaggio nel tempo.
Vivevo in quel piccolo paese di campagna da circa una decina di anni e qui, nonostante la zona isolata, il centro abitato, formato da poche abitazioni, vantava una quantità di ville di ottimo aspetto, circondate da giardini ornati da fiori e piante bellissime.
Io, operaia turnista da quando avevo 20 anni, mi ritrovai come vicino di casa il proprietario di uno di quegli stabilimenti dove lavoravano le persone come me, ricche di sogni e di buon cuore, ma tormentate dalla preoccupazione per la difficoltà nell'arrivare con il proprio stipendio di operaia alla fine del mese. 
C'era qualcosa di grottesco in quella situazione, ma una volta tanto nella vita la fortuna mi sorrise, e mi ritrovai come affittuaria di uno di quei begli appartamenti con giardino a modico prezzo, uno dei tanti che il mio padrone di casa aveva in giro sparsi per la provincia. 
Quando mi trasferii qui la gente mi guardava con sospetto, forse io, un pochino prevenuta, mi sentivo anche in questo caso discriminata dalle persone ricche e restituivo sguardi severi a chi incrociandomi non rispondeva al mio saluto ma ricordo che passando davanti alla casa di Cristina guardavo sempre al di la della siepe, al di la della recinzione di legno dove i cavalli correvano in semilibertà, era la villa più rustica di tutto il paese, era l'unica casa che davvero invidiavo e un giorno che mi sorprese a frugare con lo sguardo dentro la sua proprietà fu proprio lei, Cristina, a rivogermi un sincero sorriso ed un saluto.
Non parlai mai con lei, i nostri rapporti non si spinsero mai oltre il semplice saluto, che però non mi fece mai mancare in tutto il  tempo.
Le giornate a volte trascorrono, trascorrono i mesi e noi non ci rendiamo nemmeno conto del tempo che ci passa davanti come un fiume che con la sua corrente va via, lontano da noi, portandosi dietro tutto quello che ci cade dentro. Il sole sorge e tramonta mille volte, ripetiamo gli stessi gesti e le stesse azioni automaticamente, senza preoccuparci di lasciare nulla al giorno che si conclude, senza progetti nuovi per il giorno che sta per cominciare.
Cristina l'ho incrociata spesso a cavallo, lungo la strada allargavo la traiettoria quando la incontravo, rallentavo in macchina per non spaventare il cavallo, e lei mi sorrideva sempre e agitava la mano per salutarmi. Poi un giorno cominciai a incrociarla su una bella macchina, un SUV, arrivava sempre dalla città, quando la vidi la prima volta pensai che avesse meno di quarant'anni, adesso la guardavo attraverso i vetri della sua macchina e mi sembrava che potesse essere sua madre, ma lei mi salutava sempre nello stesso modo, agitando la mano, ero sicura che fosse lei, e la vidi entrare con quell'auto dentro alla sua proprietà, perciò sapevo che non mi stavo sbagliando.
Certe volte fantasticavo sulle sue attività, pensai che fosse un'insegnante, poi non so come mi venne in mente che potesse essere un dottoressa, una esperta di quelle nuove discipline della mente ultramoderne, e addirittura una medium. Quella donna catalizzava tutta la mia attenzione ogni volta che la incontravo perche i suoi occhi trasmettevano magnetismo, avevano l'aria di essere sempre vivi e curiosi come quando era stata bambina, avevano l'aria di occhi che dovevano dare, occhi che volevano lasciare qualcosa al mondo.
Sono trascorsi circa dieci anni da quando la incontrai la prima volta, ed ultimamente Cristina l'ho vista veramente poco, ma non mi sono fatta troppe domande, la gente benestante viaggia molto spesso, ha ritmi ed abitudini diversi dalle nostre, vive di mondanità, di feste, pensai che di sicuro si trovava in qualche località rinomata, che una donna così di sicuro era in giro per il mondo a fare indigestione di esperienze e di cultura. 
Ma oggi, contro ogni aspettativa ho avuto una trerribile sorpresa.
Uscendo dal mio cortile con la macchina sono passata davanti alla sua proprietà come faccio due volte al giorno da almeno dieci anni, e voltando lo sguardo in quella direzione ho incrociato nuovamente il suo sguardo.
Gli occhi erano sempre quelli, vivi, espressivi, estremamente intelligenti, ma lei non era più lei. Io guardavo una donna che dimostrava almeno 70 anni, malandata, stanca, aggrappata ad un girello con tutte le forze, delicata come un ramoscello di edera arrampicata lungo il muro, in cerca di sole. 
Cristina era in quel corpo umiliato e maltrattato dalla malattia, e nonostante l'incertezza nel mantenersi in piedi appoggiata al suo tutore, sollevò una mano, tutta tremante, trasferendo su quell'altra ogni fatica, e la agitò per salutarmi come aveva fatto la prima volta, che ora guardandola mi sembrava fosse accaduto cent'anni prima.
Risposi a quel saluto, e mentre il magone mi salì in gola mi allontanai, pensando a quanto sia ingiusta la vita, a quanto sia crudele il destino.
Mi domandavo perchè nel  mondo ci sono tante persone che non hanno nessuna gratitudine alla vita benchè vivano, e dall'altro lato del loro universo esistono invece moltissime persone che hanno l'infinito da dare al mondo, tanto che il tempo che è concesso normalmente non sarebbe nemmeno abbastanza e nonostante tutto, il destino glie ne concede ancora meno.....
Ho pensato che forse il nostro compito è quello di arricchire l'umanità, di lasciare qualcosa di noi che ci renda 'immortali' come se dovessimo riempire un contenitore di 'buone cose' da lasciare in eredità a chi rimane.  
Forse queste persone sono riuscite a lasciare così tanto, e così in fretta a chi le ha incontrate, che qualcuno sopra di noi, sempre immensamente cinico e calcolatore, ha deciso che doveva essere abbastanza.
- Silvia Simona Biolcati Rinaldi -

#SilviaSimonaBiolcatiRinaldi

Commenti

  1. Questo racconto mi lascia sempre il magone, ogni volta che lo leggo. Molto bello e toccante.La vita e' veramente fragile come un cristallo....

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