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Un Pitbull qualunque

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In media tre Pitbull al giorno abbandonati o lasciati nei canili. È già brutto abbandonare qualsiasi cane in qualsiasi luogo... Un comportamento da vigliacchi senza cuore. Ma avete idea della vita che può fare un cane del genere "abbandonato" dalla sua famiglia alle prime difficoltà? Sono cani "bollati" come cattivi, problematici, pericolosi, cani assassini... Qualcuno crede che debbano addirittura sterminarli perché visti come dei mostri. Allora adesso vi dico io che cani sono. Adesso vi dico che il mio Loki è il cane più agitato, impulsivo, curioso, forte, nervoso, materiale, testardo, indipendente, fisico, selvaggio che abbia mai avuto, ma è anche il più dolce, affettuoso, malinconico, sensibile, empatico, delicato, si delicato... Non avete idea di quanto siano delicati fisicamente questi fasci di muscoli, sempre in fragile equilibrio Intestinale, con una pelle sensibile come quella dei bambini, soffrono il freddo ed il caldo molto più di noi. E sono delicati con

DAL CIELO SI VEDE TUTTO

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Diffido di chi fa bellamostra delle sue cicatrici, di chi fa propaganda della propria sofferenza e cerca solidarietà e compassione spogliandosi di tutte le sue debolezze sotto agli occhi avidi del mondo intero. Ho più stima di chi prova in ogni modo a nascondere le ferite, di chi è riuscito a curarle da solo per guarire più in fretta, per il timore di venire giudicato un debole o di essere troppo vulnerabile e quindi soffrire ancora.  Le persone migliori che ho conosciuto hanno imparato a piangere al buio, nel silenzio assordante tra le pareti della propria anima, alcune di loro non hanno più lacrime in quegli occhi che trasudano rabbia, e speranza e rivincita, e ancora...bisogna aver viaggiato nel buio per trovare un tesoro nel buio, per arrivare fino là in fondo senza fermarsi, per capire che certi occhi non cercano guerra ma pace, non cercano approvazione da chi vuole solo comprare sofferenza e rivenderla in cambio di un sogno o di un voto. La sofferenza, quella autentica non ha un

UNA STORIA QUALSIASI

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Ma La vita è una continua contraddizione. Veniamo al mondo piangendo provando il trauma della nascita, perché la nostra piccola anima indifesa trema all'idea di essere lasciata in un mondo che non vogliamo, che non ci merita, che non ci appartiene, senza sapere cosa ne sarà di noi, ma in seguito ci innamoriamo a tal punto della vita e delle sue meraviglie, della sua semplicità, persino dei suoi crudeli insegnamenti, che non vorremmo lasciarla mai più. Rincorriamo amori e sogni con tutta la volontà e la forza di cui siamo capaci, provando disperazione ed impotenza quando vediamo che continuamente ci sfuggono, ma quando finalmente riusciamo a raggiungerli ecco che perdiamo interesse,non li vogliamo più, perché siamo diventati più grandi, perché siamo attratti solo da quello che non possiamo avere. La vita è una continua corsa all'impossibile. Fissiamo degli obbiettivi, dei programmi, credendo di avere sempre tutto sotto controllo, ci proiettiamo mentalmente nel futuro, dove ci im

PIÙ DI UN PARADISO

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Per quanta fantasia si usi nell'immaginare il Paradiso o l'inferno, e per quanto qualcuno insista nel dire che non crede in queste cose, sono sempre le solite immagini che ci appaiono davanti agli occhi quando pronunciano queste due parole. Sono rimasta piacevolmente incuriosita leggendo da qualche parte di come vengono visti il Paradiso e l'inferno da una civiltà antica ed interessante: i giapponesi. I giapponesi riconducono ogni piccolo evento a parabole, leggende, storie tramandate dalle generazioni attraverso migliaia di anni, che rimangono ancora intatte. Secondo i giapponesi il Paradiso e l'inferno sono due luoghi esattamente identici nella struttura. Si tratta di due tavole immense di cui non si riesce a vedere le estremità. Tavole riccamente imbandite dei cibi più gustosi e meglio presentati che si siano mai visti. Tutti sappiamo che i giapponesi non utilizzano le nostre classiche posate ma le loro caratteristiche 'bacchette'. Ebbene in queste due tavola

PASSAMI ACCANTO

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Passami accanto come un fiume in piena che si aggrappa agli argini scavandoli, che strappa via un po di terra dalla terra con un dolore lieve, che non è vero dolore, per prendersi piu spazio, per diventare piu' forte ed impetuoso, inarrestabile.  Accarezzami come fa il vento con le foglie, ma senza violenza nè fretta, respira tiepido sulla mia superficie  disperdendo la malinconia che il tempo e id i timori del futuro hanno depositato sulle mie vene dove la linfa scorre, ancora densa e piena, ma trattieni un attimo il fiato quando incontrerai i miei punti fragili, per non strappare i delicati petali che proteggo, nascondendoli tra affilate e velenose spine. Scivola come la pioggia sui fili d'erba senza lasciare segni, ma disseta la mia essenza con la tua presenza, gioca come un raggio di sole con le farfalle, mettendo in risalto solo la parte mia piu' bella, piu' colorata e viva, senza smettere di nutrire quella piu' nascosta e misteriosa.  Passami accanto, quando m

AVEVA RAGIONE PINOCCHIO

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Dovrebbero vietare le favole ai bambini. E' colpa delle favole se esistono ancora persone ingenue come me al mondo. Sono le storie che ci raccontano da bambini e la nostra affamata, giovane sensibilità a fare i danni peggiori quando cresci. Lo sai che il mondo fa schifo, e che le favole sono frutto di umane invenzioni, ma chissà perchè c'è sempre una parte resistente all'evidenza, illusa di noi che si aspetta, dopo un'avventura sfortunata, dopo aver subito ingiustizie, discriminazioni, dopo aver investito impegno e sacrificio in qualcosa, che qualcosa di buono succederà. Ci si aspetta sempre un lieto fine in fondo alla storia travagliata, ma non va mai così. Il prezzo lo paghi quando cresci, e dopo aver buttato via sogni, speranze, tempo ed occasioni, dopo aver sentito bruciare dentro le delusioni come il fuoco ed il cuore indurirsi un po di piu' ogni volta, ad un certo punto smetti di credere alle favole, smetti di credere in tutto. Immagini Cenerentola

IPOCRITOCRAZIA

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Riflettevo sul fatto che in Italia la parità di trattamento tra i sessi, almeno per quanto riguarda lo stipendio, lo vedo molto lontano. Obbiettivamente devo constatare che spesso e volentieri neanche la meritocrazia viene più considerata. Una volta, intendo quando io sono entrata nell'ambiente di fabbrica, la bellezza di venticinque anni fa, per l'assunzione veniva rispettata la cronologia di ingresso in azienda, l'anzianità per così dire, e tutto filava liscio, poi alcuni personaggi hanno incominciato a "scavalcare" i più anziani e la spiegazione era che queste figure erano necessarie per l'azienda perché dovevano condurre dei macchinari ed erano quindi figure professionali indispensabili. In un ambiente di fabbrica con esperienza pluriennale ci si ritrova spesso con dipendenti provenienti da aziende diverse dove alla fine della fiera, gli autoctoni sono penalizzati perché non hanno mai chiesto più del dovuto, aggiungendo così al loro stipendio superminimi o